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Se lo Spirito incendia il legno secco del nostro cuore

battesimoViene dopo di me colui che è più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco, vi immergerà nel vento e nel fuoco di Dio. Bella definizione del cristiano: Tu sei ‘uno immerso’ nel vento e nel fuoco, ricco di vento e di fuoco, di libertà e calore, di energia e luce, ricco di Dio.
Il fuoco è il simbolo che riassume tutti gli altri simboli di Dio. Nel van­gelo di Tommaso Gesù afferma: sta­re vicino a me è stare vicino al fuo­co. Il fuoco è energia che trasforma le cose, è la risurrezione del legno secco del nostro cuore e la sua trasfigurazione in luce e calore.
Il vento: alito di Dio soffiato sul­l’argilla di Adamo, vento leggero in cui passa Dio sull’Oreb, vento pos­sente di Pentecoste che scuote la casa. La Bibbia è un libro pieno di un vento che viene da Dio, che ama gli spazi aperti, riempie le for­me e passa oltre, che non sai da do­ve viene e dove va, fonte di libere vi­te.
Battesimo significa immersione. U­no dei più antichi simboli cristiani, quello del pesce, ricorda anche questa esperienza: come il piccolo pesce nell’acqua, così il piccolo cre­dente è immerso in Dio, come nel suo ambiente vitale, che lo avvolge, lo sostiene, lo nutre.
Gesù stava in preghiera ed ecco, ven­ne una voce dal cielo: «Tu sei il Fi­glio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Quella voce dal cielo annuncia tre cose, procla­mate a Gesù sul Giordano e ripetu­te ad ogni nostro battesimo.
Figlio è la prima parola: Dio è for­za di generazione, che come ogni seme genera secondo la propria specie. Siamo tutti figli nel Figlio, frammenti di Dio nel mondo, spe­cie della sua specie, abbiamo Dio nel sangue.
Amato. Prima che tu agisca, prima di ogni merito, che tu lo sappia o no, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è ‘amato’. «Tu ci hai ama­ti per primo, o Dio, e noi parliamo di te come se ci avessi amato per primo una volta sola. Invece conti­nuamente, di giorno in giorno, per la vita intera Tu ci ami per primo» (Kierkegaard).
Mio compiacimento è la terza pa­rola, che contiene l’idea di gioia, come se dicesse: tu, figlio mio, mi piaci, ti guardo e sono felice. Si rea­lizza quello che Isaia aveva intuito, l’esultanza di Dio per me, per te: come gode lo sposo l’amata così di te avrà gioia il tuo Dio (Is 62,5).
Se ogni mattina potessi ripensare questa scena, vedere il cielo azzur­ro che si apre sopra di me come un abbraccio; sentire il Padre che mi dice con tenerezza e forza: figlio mio, amato mio, mio compiaci­mento; sentirmi come un bambino che anche se è sollevato da terra, anche se si trova in una posizione instabile, si abbandona felice e sen­za timore fra le braccia dei genito­ri, questa sarebbe la mia più bella, quotidiana esperienza di fede.

P. Ermes Ronchi

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