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Nel cuore del cielo il nostro alfabeto d’amore

A noi giovò più l'incredulità di Tommaso che non la fede degli apostoli (Gregorio Magno). Tommaso ci è più utile degli altri. Perché ci mostra quale grande educatore fosse Gesù: aveva formato Tommaso alla libertà interiore, al coraggio di dis­sentire per seguire la propria coscienza.
Erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per paura dei Giudei.
Una comunità chiusa, impaurita, a porte sbarrate; Tommaso no, lui va e viene, è un coraggioso (aveva esortato i suoi compagni: andiamo anche noi a morire con lui!). Lì dentro si sentiva mancare l'aria.
Abbiamo visto il Signore, qui, quando tu non c'eri, gli dicono. E lui: se non vedo con i miei occhi non vi credo.
Tommaso è un prezioso compagno di viaggio, come tutti quelli, dentro e fuori della chiesa, che vogliono vedere, vo­gliono toccare, con la serietà che meri­ta la fede; tutti quelli che sono esigenti e radicali, e non si accontentano del sentito dire, ma vogliono una fede che si incida nel cuore e nella storia.
Che bello se anche nella Chiesa fossimo educati con lo stile di Gesù, che forma­va più alla serietà e all'approfondimento, alla libertà e al coraggio, che non all'ubbidienza. P. Vannucci esortava: non pensate pensieri già pensati da altri. Per non fare spreco dello Spirito.
Poi il momento centrale: l'incontro con il Risorto. Gesù invece di imporsi, si propone, si espone: Metti qui il tuo dito; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco.
Gesù rispetta la sua fatica e i suoi dubbi; rispetta i tempi di ciascuno e la complessità del vivere. Non si scandalizza, si ripropone con le sue ferite aperte. La risurrezione non ha richiuso i fori dei chiodi, perché la morte di cro­ce non è un semplice incidente da su­perare, è invece qualcosa che deve restare per l'eternità, gloria e vanto di Cristo, il punto più alto, la rivelazione massima dell'amore di Dio. Nel cuore del cielo sta, per sempre, carne d'uomo fe­rita. Nostro alfabeto d'amore.
Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e han­no creduto! Ecco una beatitudine che sento finalmente mia, le altre le ho sem­pre sentite difficili, cose per pochi coraggiosi, per pochi affamati di immenso.
Finalmente una beatitudine per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia.
Beati voi… grazie a tutti quelli che credono senza necessità di segni, anche se hanno mille dubbi, come Tommaso. Sono quelli che se una volta potessero toccare Gesù da vicino  vedere il volto, toccare il volto  se una volta potranno vederlo, ma in noi, anch'essi diranno: Mio Signore e mio Dio!

P. Ermes Ronchi

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